La Biblioteca Comunale di Caltanissetta è intitolata a Luciano Scarabelli, piacentino (1806-1878), poligrafo e parlamentare del primo parlamento italiano, sconosciuto ai più, anche ai nisseni e agli stessi piacentini, fino a quando Antonio Vitellaro, Presidente della Società Nissena di Storia Patria e socio della “Dante Alighieri” di Caltanissetta, non ne tracciò, pochi anni fa, un’ampia e documentata biografia (Luciano Scarabelli, un intellettuale laico dell’Ottocento, Caltanissetta 2008).
Allievo prediletto di Pietro Giordani, Scarabelli ebbe dal suo maestro in dono una grande sensibilità verso i problemi della cultura, della lingua italiana in particolare, ma anche i propri libri più preziosi, che, nel 1862, il piacentino donò a sua volta alla costituenda Biblioteca Comunale di Caltanissetta; altri suoi libri continuò a donare fino alla propria morte. Animato da forti sentimenti risorgimentali, intese onorare in questo modo il suo impegno di promozione di una cultura “nazionale” anche nella lontana Sicilia già borbonica.
“Poligrafo infaticato e infaticabile” lo definì Giosue Carducci; lontano dai privilegi e dai condizionamenti delle accademie, Scarabelli dedicò alcuni anni della sua vita agli studi danteschi (1864-1870), con lavori faticosi e rigorosi condotti in un momento storico in cui la figura di Dante era additata come quella del padre della nazione italiana per il significato che assunse la sua opera letteraria sulla scia degli studi di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi; ma nessuno studioso aveva intrapreso rigorosi e sistematici lavori sulla più importante opera dantesca, la Divina Commedia.
Come si sa, gli studi danteschi erano stati abbandonati nel Seicento e nel Settecento e poco si era prodotto, su queste tematiche, nel primo Ottocento.
Gli studi di Luciano Scarabelli su Dante sono stati riproposti all’attenzione dei nisseni da Antonio Vitellaro nel corso di una conferenza organizzata dalla “Dante Alighieri” di Caltanissetta in collaborazione con la Società Nissena di Storia Patria, presso la Biblioteca “Luciano Scarabelli” di Caltanissetta, legata, fin dai suoi primi anni, ai nomi di Dante e di Scarabelli. Nata nel 1862 per iniziativa del primo prefetto della provincia Domenico Marco, già nel 1865, in occasione delle feste centenarie per la nascita di Dante, l’unica sala di consultazione della Biblioteca veniva intitolata a Dante e in quella occasione si scopriva un suo bellissimo mezzobusto donato dallo scultore nisseno Giuseppe Frattallone (1833-1874) alla sua città.
Scarabelli cominciò ad occuparsi di codici danteschi nel 1864, quando decise di ripubblicare il commento del bolognese Jacopo di Giovanni della Lana, il più antico della Divina Commedia, di cui fece una magnifica edizione uscita in soli 200 esemplari, in folio, nel 1865 (Comedia di Dante Alighieri col commento di Jacopo di Giovanni della Lana Bolognese, Milano 1864-1865) e riedito l’anno seguente a cura della R. Accademia per la pubblicazione dei testi di lingua (Bologna 1866). Il commento laneo non era stato più pubblicato dopo la prima edizione che ne aveva fatto Vindelin da Spira nel 1447 a Venezia.
La Regia Commissione per la pubblicazione dei testi di lingua fu creata dal governo nazionale per riportare all’attenzione degli studiosi i testi più significativi della tradizione letteraria italiana che avevano contribuito, attraverso lo strumento della lingua italiana, ad anticipare una comunità nazionale che non c’era ancora politicamente. In quella Commissione, Scarabelli era l’unico che si occupava di testi danteschi.
Due altre edizioni dantesche di Scarabelli meritano di essere ricordate: un codice membranaceo esistente presso la Biblioteca Universitaria di Bologna (Codice frammentario della Divina Commedia di Dante Alighieri di pertinenza della Biblioteca dell’Università di Bologna, Bologna 1869) e un altro codice, il Lambertino, donato dal papa Benedetto XV (il bolognese Prospero Lambertini) all’Università bolognese, che lo Scarabelli collazionò con altri 19 codici danteschi (Bologna 1870-1873).
Il prezioso e faticoso lavoro dello Scarabelli sui codici danteschi non ebbe dalla critica il riconoscimento sperato: gli fu rimproverato di non aver seguito un metodo scientifico; ma fu apprezzato da molti studiosi stranieri che riconobbero “la fatica immensa che avvicina la lezione dantesca al suo originale”. Scarabelli fu in rapporti epistolari con i più conosciuti studiosi europei di Dante: tedeschi, svizzeri e inglesi erano allora i più apprezzati studiosi danteschi; egli fu in contatto epistolare con i tedeschi Carlo Witte, Giovanni Carlo Bähr, Emile Ruth, con gli inglesi V. Vernon e H. C. Barlow e con lo svizzero Andrea Scartazzini.
Nel 1865 Scarabelli fu invitato dagli amici tedeschi alle feste centenarie dantesche di Dresda. In quella occasione venne fondata la Società dantesca tedesca. Solo nel 1888 si costituì a Firenze la Società dantesca italiana con il proposito di realizzare il testo critico dei codici danteschi. Di fatto, era un implicito riconoscimento al metodo iniziato da Scarabelli con i suoi studi sui codici danteschi. Giuseppe Vandelli fu incaricato dalla Società dantesca italiana di collazionare i circa 500 codici esistenti in Italia; una fatica immane che non fu mai portata a termine. Il faticoso lavoro dello Scarabelli fu ignorato; solo lo stesso Vandelli nel 1928 riconobbe allo studioso piacentino il valore delle sue note al commento laneo, frutto di una scelta equilibrata, in sintonia con la sua idea del ruolo che la lingua italiana doveva svolgere per esaltare la nuova coscienza nazionale.
Al termine della sua relazione, Vitellaro ha rivolto alla presidente del comitato provinciale della Dante Alighieri di Caltanissetta, Marisa Sedita Migliore, un invito a porre all’attenzione nazionale la figura di Scarabelli studioso di Dante, per rendere merito al suo lavoro di pioniere degli studi danteschi in Italia.